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TRA PAZZIA E LIBERTA', UN BALLO CHE CONQUISTA I LETTORI

Aggiornamento: 1 mag 2021


“Il ballo delle pazze”, edito da E/O e successo editoriale in Francia nel 2019 già al suo primo apparire, nasce da una bella idea della sua autrice, Victoria Mas, che vedrà presto la sua opera divenire film, con la regia della francese Mélanie Laurent.

E questa idea ruota tutta intorno alla volontà di offrire un riscatto alle sue protagoniste ed a tutte le donne che da sempre sono educate a soggiacere ad una visione maschile del mondo e della vita.

Victoria Mas dice no. Alza come tante il suo grido di protesta e lo fa con una storia commovente e durissima al tempo stesso, che ci porta dalla prigione dell’ingiustizia alla libertà dell’esistenza vera.

La vicenda vede in primo piano due figure, Geneviève, una rigida capoinfemiera della terribile Salpêtrière, l’ospedale di Parigi tristemente noto come albergo delle pazze, e Eugénie, una giovane di buona famiglia che il padre fa rinchiudere a tradimento nel nosocomio parigino perché non può sopportare il desiderio di autonoma affermazione di sé che caratterizza la figlia.

Accanto a loro e al dipanarsi della loro relazione, altre donne che come personaggi non fanno solo da sfondo alla vicenda, ma, anzi, valgono ciascuna a rappresentare una violenza, un sopruso, un grido soffocato contro l’oppressione.

Il tutto ambientato nella Parigi dell’800, guidata da ricchi nobili o borghesi, accecati dal proprio denaro e da se stessi, e nel tragico edificio dell’ospedale Salpêtrière.

Uno dei pregi del libro, secondo me, sta anche nell’aver portato alla ribalta la storia di questa struttura, tuttora attiva : oggi è un famoso centro ospedaliero universitario che si trova nel XIII arrondissement della capitale francese.

Un tempo, però, aveva ben poco da vantarsi. Originariamente era una fabbrica di polvere da sparo, da cui il nome stesso, infatti salpêtre in francese significa salnitro, uno dei componenti della polvere usata per caricare le armi. Poi, nel 1600 Luigi XIV la fece ristrutturare dall’architetto Libéral Bruant e vi fece rinchiudere barboni e feccia di Parigi, per ‘ripulire’ le strade, come si diceva allora.

A fine secolo venne aperta un’ala speciale che racchiudeva le donne di strada, abbandonate, pazze, malate, prostitute, tenute in condizioni disumane. Fu soltanto nel 1800 che la medicina iniziò a considerare in modo nuovo la malattia mentale, e a curarla secondo un ‘traitement moral’: non più reclusione e catene, ma attenzione medica.

Si giunse così alla grande opera del famoso medico Jean-Martin Charcot, il primo a parlare di isteria e a curarla con l’ipnosi. Egli stesso lavorò alla Salpêtrière e diresse il reparto delle donne ivi rinchiuse, tenendo poi per i suoi allievi medici ( tra cui ci sarà anche Sigmund Freud) lezioni particolari, nelle quali le malate pubblicamente si mostravano, con le loro crisi, e si metteva in pratica il metodo ideato dal grande luminare.

Se da una parte sicuramente migliorò l’approccio medico alle malattie mentali , dall’altra non si deve credere che questi luoghi siano divenuti perciò più belli o tollerabili. Ci vorrà ancora molto per cambiare la mentalità corrente e rendere questa parte della fragilità umana più accettabile e non reietta.

Qui, nella storia di Victoria Mas, la base storica è proprio il momento della terapia con l’ipnosi di Charcot, che le donne alienate del romanzo ricevono come una manna dalle mani del loro medico-Dio.

Ed è base storica anche il ballo che a metà Quaresima veniva organizzato alla Salpêtrière: le alienate si vestivano, si truccavano, cercavano di essere belle, per un momento che le vedeva sotto i riflettori solo per quella sera: i cancelli dell’ospedale si aprivano e i ricchi parigini, quelli sani, quelli a posto, arrivavano per prendere parte al ‘ballo delle pazze’. Potevano vederle da vicino, guardare ognuna di loro, godere uno spettacolo mai visto, e poi ritornare nelle loro belle case, lasciando dietro di sé quel mondo assurdo, fatto di angoscia, dolore e solitudine.

Sarà proprio durante questo ballo, in cui i ruoli si invertono e la normalità rivela tutta la sua follia, mentre la diversità si presenta più lucida della prima, che Geneviève vorrà risolvere la profonda ingiustizia con cui Eugénie avrebbe rischiato di perdere insieme alla libertà anche se stessa. E con questa volontà la donna riuscirà a ritrovare quell’amore per la vita che le era stato sottratto.

Altro merito del libro ( che nasce però dalle mani di una autrice che scrive per il cinema e mostra quindi tutte le caratteristiche di questo aspetto, cioè una certa brevità ed una certa eccessiva velocità nel tratteggio dei personaggi e nei cambi di scena) il fatto di aver costruito per queste vittime un giusto riscatto e di averlo proposto come inderogabile. Al gretto reiterarsi dell’oppressione maschile, questa storia contrappone l’affermazione di una visione libera e paritaria tra uomo e donna.

E tutto ciò che parla di libertà piace a librisottosopra.com





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