Scrivere un post su Agatha Christie e pensare di attrarre il lettore è quasi scontato. Non c'è chi non sia attratto da lei.
La più famosa giallista del mondo è una garanzia, il suo nome apre tutte le porte dell'attenzione.
Un numero grandissimo di libri, le fortunatissime trasposizioni cinematografiche dei suoi lavori, le felici repliche delle pièce teatrali, i due immortali personaggi , Ercule Poirot e Miss Marple, ne fanno una figura che ha cavalcato con successo la scena letteraria ( ricordiamo che i suoi guadagni in vita furono notevoli, sono stati calcolati in 20 milioni di sterline, circa 23 milioni di euro!), e che continua a farlo a distanza di anni( Poirot ne ha compiuti cento nel 2020).
Siamo di fronte ad un gigante della pagina scritta, un gigante buono, che ha sempre trovato in questo mezzo espressivo la possibilità di creare un mondo tutto da condividere con i lettori.
E i lettori hanno ricambiato il suo grande impatto comunicativo, rendendola la scrittrice inglese più letta dopo Shakespeare e senza dubbio la regina del giallo di tutti i tempi, anche ben oltre i confini del Regno Unito. Tanto per dirne solo una , il suo "Dieci piccoli indiani" è considerato il libro giallo più venduto della storia.
Un mito, insomma, l'autrice di volumi che chiunque non dubita si debbano trovare sempre e dappertutto e che vada bene leggere ogni volta che se ne abbia voglia.
Chi desidera conoscere di più di questa prolifica scrittrice ( 56 anni di attività, dall'uscita di "Poirot e il mistero di Styles Court" del 1920 alla pubblicazione del libro postumo "Addio Miss Marple" nel 1976) deve però sicuramente intraprendere la lettura della sua autobiografia, "An Autobiography", pubblicato da Mondadori negli Oscar con il titolo "La mia vita" nel 2018.
Il libro è molto interessante e come tutte le opere di Agatha Christie si legge con facilità e piacevolezza, nonostante le 644 pagine.
E' meno noto delle opere principali, che hanno un'eco planetaria, ma ugualmente bello e ricco di quegli aspetti che resero unica la sua scrittura: semplice, nel senso di accessibile, ma curatissima e attraversata da una dinamicità in grado di tener il lettore sempre avvinto alla pagina.
Agatha scriveva, e il mondo la leggeva.
Qualche difficoltà anche per lei, certo: si pensi che non le fu facile pubblicare il suo primo libro su Poirot, poiché l'editore cui lo aveva inviato lo tenne senza risponderle per mesi nel cassetto.
Altre difficoltà furono dovute alla vita stessa.
Una madre troppo legata al cliscé della figlia da educare ai valori più tradizionali imposti alla donna, che avrebbe voluto non farle imparare a scrivere sino agli otto anni. Danno che lei stessa provvide a riparare imparando a farlo da sola, tra i cinque ed i sei anni, con disappunto della genitrice.
Il primo marito, poi, di cui portò per sempre il nome , la lasciò ben presto per convolare a nozze con la sua segretaria.
Ma poi tutta un'altra cosa per lei, che sapeva mettere nella vita tutta la bellezza della creatività.
E quindi l'impegno continuo nello scrivere. Atto che non le pesava per niente e che realizzava con una velocità impressionante.
E' stato infatti calcolato che impiegasse in media quattro mesi per ideare, scrivere, correggere e far dare alle stampe ogni opera e questo è confermato da lei stessa nell'autobiografia.
Lo stesso "Il deserto del cuore", uscito con lo pseudonimo Mary Westmacott, suo terzo romanzo, fu terminato in soli tre giorni ( by the way, tanto per dare ancora qualche numero, la sua opera consta di 66 romanzi gialli, 6 di altri generi con lo pseudonimo, 150 racconti, 24 opere teatrali, 2 opere biografiche. Numeri tratti da "Agatha Christie: identikit della regina del delitto", che potete trovare sul sito di Mondadori).
La biografia fu pubblicata postuma, ma ebbe subito un grande successo, tanto che i suoi fans la definivano il libro più bello che avesse scritto. E così ritengono anche alcuni critici letterari.
Ed è vero che proprio questo libro è bello da leggere, ha una freschezza che riesce a superare il tempo.
Qui emerge la vera Agatha, donna intensa, capace, creativa, appassionata della vita come della scrittura (cosa sicuramente particolare, spesso gli scrittori privilegiano lo scrivere, appunto). Amava viaggiare e, per i suoi tempi, si mosse davvero molto: fu a Parigi, per completare la sua educazione, a Il Cairo, in Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda, Hawaii (con il primo marito Archibald Christie), Iraq (dove conobbe il secondo uomo della sua vita , Max Mallowan, suo vero compagno, con cui condivise tutto), a Istanbul in Turchia ( dove scrisse il famosissimo "Assassinio sull'Orient Express"), Mesopotamia, Siria. Chi fosse interessato a questo aspetto meno pubblico della Christie può leggere anche il suo libro "Viaggiare è il mio peccato", 1946, una specie di diario di viaggio appunto, che ripercorre alcune mete, come Palmira in Siria, viste con Max, esperto archeologo, Aree dell'Iraq, zone archeologiche della Mesopotamia.
Dai viaggi traeva ispirazione per scrivere le sue opere, ma anche l'energia e la forza vitale di chi ama il movimento, i disagi degli spostamenti, le contraddizioni della vita.
Il tutto con amore verso gli altri e se stessa, con un occhio di riguardo anche alla condizione femminile. Era conscia infatti di contribuire, con il suo lavoro, a rendere sempre più attiva e libera l'immagine della donna. Celebre è rimasta questo suo pensiero : "If I was born again I would like to be a woman-always!".
E anche la sua autobiografia è un viaggio, tra le scoperte, le emozioni, i fallimenti e la rinascita, l'armonia e la frattura, il distacco compassato della scrittrice e la vivacità vibrante della sua persona, tra le pagine della sua vita.
Da leggere.
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