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PARTIRE? SI PUO' FARE ANCHE LEGGENDO "VIA COL VENTO"

Aggiornamento: 17 ago 2023





La faccio breve: volete scaracollarvi nella lettura sfrenata di un malloppo di 1200 pagine? Pagine che scorreranno davanti agli occhi a velocità dimenticata da tempo, perché questo romanzo vi catturerà e non vi lascerà fino alla fine. Non è una novità, non ha vinto l’ultimo Strega e non è segnalato dai tik toker (e non voglio nemmeno sapere chi o cosa siano). Inoltre molti (forse molte) di voi lo avranno già letto. E’ un po’ vecchiotto ma, ascoltate un cretino, vi farà leggere come leggevate un tempo, ricordate? Quando portavate il libro sempre con voi, in una tasca del cappotto e, appena c’erano cinque minuti, lo tiravate fuori dalla tasca e via, a leggere, manco fosse uno smartphone! Vedo che non la sto facendo breve allora taglio: Leggete VIA COL VENTO, romanzo di Margaret Mitchell, 1936, nella nuova traduzione (consiglio l’edizione Neri Pozza) nella quale gli schiavi non dicono “Zi badrona” e usano altri modi e tempi verbali oltre all’infinito “Noi volere che tu andare a dire…”. Traduzione nella quale Rossella si riappropria del suo nome, Scarlett e i personaggi bevono brandy e non acquavite, così come il padre Geral, un self-made man non è più un “uomo che doveva tutto a se stesso”(la prima traduzione del 1937 non poteva usare termini stranieri perché il fascismo aveva decretato l’autarchia linguistica). Bando alle ciance, volete un quasi 'Guerra e pace' americano? Eccolo. Per me, la prima metà del libro è un capolavoro, la seconda è un abile feuilleton, di qualità inferiore, che saprà trascinarvi con entusiasmo fino alla fine. “Ma io ho già visto il film!”. Taci, non osare mai paragonare un film a un libro perché sono due forme d’arte diverse. Leggendo Via col vento vi volerà ciò che resta dell’agosto bislacco che ci opprime. Scoprirete cos’è stata la guerra di Secessione Americana, un massacro iniziato nel 1861 e durato quattro anni. Fu la prima “guerra totale” nella quale tutto il sistema economico produttivo di un paese veniva destinato alla guerra, alla produzione di armi sempre più terribili. Fu una guerra “nazionale” come il nostro Risorgimento e come lo furono le guerre napoleoniche. Questa idea di Nazione (unita, omogenea e perfetta per l’espansione dei mercati e della produzione capitalistica) non poteva tollerare al proprio interno differenze e un contropotere aristocratico). Ah! Dimenticavo l’abolizione della schiavitù, che viene spacciata come il vero motivo della guerra. Sappiate che il punto di vista del narratore è quello di un piantatore del Sud, possessore di schiavi, ma proprio per questo è interessantissimo vedere quale immagine di sé e del mondo avevano questi aristocratici del Sud. Dimenticavo un’altra cosa: il romanzo parla d’amore, è l’amore, o quello che lo sembra, che muove Scarlett, gigante con la gonna che regge le sorti di quel mondo. C’è anche un sacco di pane per i denti delle femministe, altro che Barbie, Scarlett è un monumento, piaccia o no! Se leggerete il romanzo, e saranno giornate di pura goduria, non troverete pipponi come quello che sto scrivendo; troverete una scrittura limpida, scorrevole, con tanti colpi di scena da manuale che vi terranno inchiodati alla sedia/divano/puff/amaca/baobab/letto/materassino in acqua/sdraio in spiaggia. Poi vi verrà voglia di saperne di più di quel paese, di quei tempi, della sua gente ma è sempre così, un libro ne tira sempre un altro o altri dieci. Fidatevi, quando mai vi ho fregato?


JP SOGLIO


CURIOSITA'

Tradotto in ventisette lingue, trenta milioni di copie vendute, "Via col vento" è l'unico romanzo di Margaret Mitchell (Atlanta, 1900-1946), che le valse il premio Pulitzer nel 1937.

Il celeberrimo film tratto dal libro due anni dopo il Pulitzer , diretto da Victor Fleming e interpretato da Vivien Leight e Clark Gable , è uno dei più visti della storia del cinema.

La Mitchell, giornalista di professione, scrisse il romanzo in circa tre anni, ma ne impiegò poi dieci a darne la versione che più la convinceva. Ed ebbe ragione.

"Gone with the wind", questo il titolo originale che l'autrice scelse ispirandosi ad una poesia di Ernest Downson, fu preferito ad altri che vennero da lei scartati ,Tote the Weary Load, Milestones, Not in Our Stars e Bugles Sang True .


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