

25 APRILE 2021
Nel Giorno della Liberazione proponiamo questo bel libro di Aldo Cazzullo, “Possa il mio sangue servire”, edito da Rizzoli.
Un libro di lettura scorrevole, interessante, giusto, che ha il pregio di affrontare la Resistenza ed i partigiani in modo equanime e di coinvolgere il lettore in una serie di storie attraenti ed edificanti.
Sì, perché anche di questo aspetto oggi abbiamo molto bisogno, della parte cioè che ci fa crescere nella conoscenza di ciò che la nostra storia è stata, nella consapevolezza degli episodi grandi e piccoli di coraggio e nobiltà d’animo da cui è pervasa.
La luce con cui Cazzullo esplora il periodo storico affrontato in questo suo lavoro è una luce buona, che illumina il bene e non scova solo difetti, che muove alla commozione ed insegna più che criticare, che lascia il lettore con tanto in più , piuttosto che consegnargli quella patina di verità oggettiva sotto cui si cela solo l’annullamento dei valori, cui siamo ormai fin troppo abituati e tragicamente proni.
La Resistenza che Aldo Cazzullo ci fa imparare con il suo libro non è quella ‘rossa’ che si trova nei libri di scuola, ma quella vera, fatta da donne e uomini , anche ragazze e ragazzi, testimoni spontanei della libertà che non si piega, creatori di azioni efficaci perché mosse, anche nella semplicità, da un’energia vitale insopprimibile, quella che con i fatti costruisce l’autonomia e distrugge l’oppressione.
Tra i protagonisti vengono presentati dall’autore partigiani della parte comunista come di quella cattolica, che in ambedue gli schieramenti seppero opporsi ad una visione del mondo riduttiva della persona e della vita stessa.
Tra loro leggendo il libro troverete le suore di Firenze, Giuste tra le Nazioni per aver salvato centinaia di ebrei; i sacerdoti come don Ferrante Bagiardi, che morì con i suoi parrocchiani dicendo "vi accompagno io davanti al Signore"; gli alpini della Val Chisone che non si arresero ai nazisti difendendo fino all’ultimo le montagne; i tre carabinieri di Fiesole che salvarono gli ostaggi, barattandoli con la propria vita; i seicentomila internati in Germania che come Giovanni Guareschi restano nei lager a patire la fame e le botte, pur di non andare a Salò a combattere altri italiani. E poi tutte le donne che fecero la Resistenza, indimenticabili.
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