
“LA STORIA DIETRO LE IMMAGINI : Foto del campo di Mauthausen”
Tra le belle iniziative di Aned per il giorno della Memoria segnaliamo questa importante mostra fotografica, che si terrà presso la Casa della Memoria, in via Confalonieri 14 a Milano, fino al 23 febbraio. E’ stata inaugurata il 14 gennaio ed offre al pubblico ( ingresso libero)un ampio numero di immagini provenienti dal Museo Internazionale di Mauthausen, con i relativi testi di presentazione che sono stati tradotti in italiano.
“Le fotografie che costituiscono il grande corpo della mostra sono divise in tre sezioni- ci ha raccontato Lucia Tubaro, responsabile dei progetti di Aned nazionale e curatrice insieme ad altri collaboratori dell’esposizione- Il primo gruppo riguarda gli scatti delle SS, presenta la vita del campo dal loro punto di vista e come loro volevano si vedesse, con una forte tendenza migliorativa, ovviamente. Nella seconda sezione abbiamo le immagini prodotte dagli americani, al momento della liberazione, mentre nella terza parte potrete vedere lo sguardo degli stessi deportati che si fotografarono tra loro nel periodo che va dal 5 maggio, giorno della liberazione, a tutto il giugno del ’45: vi si potrà cogliere tutto lo sforzo di recuperare una dignità, una cifra finalmente umana”.
L’esposizione - resa unica dalla collaborazione tra numerosi enti ed associazioni di sopravvissuti che hanno messo a disposizione i loro archivi - riunisce un’impressionante documentazione fotografica del campo di concentramento di Mauthausen e dei suoi campi satellite. Le immagini in mostra sono espressione di tre punti di vista assai diversi. Fino alla liberazione del campo, avvenuta il 5 maggio 1945, possediamo solo materiale prodotto dalle SS, mentre dal 5 maggio 1945 in poi lo sguardo è quello dei liberatori americani e degli ex-prigionieri.
Le numerose immagini scattate dalle SS, che avevano approntato un apposito laboratorio all’interno del campo, furono in parte distrutte per non lasciare prove compromettenti, ma numerosi negativi si sono salvati grazie all’eroico atto di un gruppo di prigionieri spagnoli che misero a repentaglio la loro vita con il preciso scopo di far conoscere al mondo ciò che accadeva nei lager.
Le foto delle SS rispondevano a molteplici finalità: alcune servivano per documentare la gestione del campo e le abituali attività delle guardie SS, altre avevano una finalità propagandistica. Nei loro scatti non figura mai la brutale violenza e le fatiche disumane a cui erano sottoposti i detenuti, ma un’efficiente impresa economica fondata sulla disciplina e l’organizzazione: uno sguardo che non solo omette, ma svilisce ed è anche bugiardo (come nel caso delle fotografie che inscenano finti tentativi di suicidio per mascherare fredde esecuzioni).
Completamente opposto è ciò che osserviamo nelle foto realizzate dagli americani al momento della liberazione e nelle settimane successive. A Mauthausen, Gusen e Ebensee i fotografi dell’US Signal Corps (il Servizio d'informazione americana) tentarono di esprimere attraverso le immagini lo shock provato in quei giorni. In tutti i campi si ripetono le medesime visioni dell'orrore che accompagnarono la scoperta dei campi. Queste immagini sono divenute emblematiche dei crimini commessi nei campi di concentramento. Esse rispondevano anche allo scopo di documentare le aberrazioni di quell’ideologia e di fornire un importante contributo al fine di istruire i processi ai gerarchi nazisti”.
Le tre facce del campo che presenta la mostra, i tre punti di vista che offrono poi al visitatore un’immagine completa parlano del campo e della sua internazionalità. “ Vi furono rinchiusi più di 190.000 prigionieri di oltre cinquanta nazionalità- continua Lucia Tubaro - offre così uno spaccato di grande rilievo e tanti piani di interpretazione diversi, indispensabili per mantenere viva non solo la memoria ma anche la potenza di uno sguardo critico su ciò che avvenne”.
Importantissimo è poi l'intervento che riguarda i giovani e le scuole. Di esso si occupa Mari Pagani, segretaria del direttivo di Aned Sesto San Giovanni. Intervento che sta riscuotendo molto successo, con una grande partecipazione. Dall'apertura del calendario delle visite guidate dedicate agli studenti ad oggi sono già più di 500 le ragazze ed i ragazzi che sono venuti con i loro insegnanti a vedere questa mostra. " Ed abbiamo già tutte le date disponibili prenotate - spiega Mari Pagani - siamo molto contenti di questo, è importante la partecipazione dei giovani. Abbiamo creato un percorso guidato a loro dedicato che fornisce tutti gli strumenti più importanti che permettono ai ragazzi di avere una sicura chiave di lettura".
Si mostrano interessate le nuove generazioni? " Sono sicuramente molto curiosi ed interessati - risponde Mari - non sono in grado di 'leggere' da soli l'evento, ma nel momento in cui gli si danno gli strumenti, sono subito pronti ad accoglierli e ad utilizzarli. E' bello vedere la loro curiosità, la voglia di capire, sia ciò che le immagini dicono, sia quello che cercano di nascondere".
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